[Missione Lv. 1] Sessione di Recupero

La macchina da cucire correva come un fuso lungo la linea di marcatura fatta con il gesso. I punti erano precisi e tutti equististanti, Doua era fatta così, quelle cuciture non si sarebbero mai viste perché interne all'abito, eppure lei ci teneva che fossero tutte perfette, dalla prima all'ultima. Prima del suo arrivo in Giappone non aveva mai preso in mano ne la macchina da cucire, ne ago e filo, eppure quegli strumenti sembravano essere stati "cuciti" apposta per lei, una volta imparata la tecnica per lei fu quasi più un piacere che un vero e proprio lavoro. La signoria Nana Uematsu era stata così carina a darle l'opportunità prima di insegnarle le varie tecniche di cucito, poi di assumerla come sua apprendista nel suo negozio. Dopotutto era solo sei mesi che era sua cliente, ma si era dimostrata un ottima cliente, comprando molti vestiti di stile Gothic, dimostrandosi anche un intenditrice di moda e stile. Infatti il loro rapporto in breve tempo si era intensificato, passando da cliente-venditore, a due buone amiche. Doua aveva preso seriamente questo lavoro, dedicandosi anima e corpo nelle sue creazioni, anche se ultimamente la fatica delle giornate si faceva sentire, sopratutto dopo essere entrata nelle file della Torre. Tutto era iniziato quando il suo potere aveva iniziato a manifestarsi un paio di mesi fa, mentre era alle prese con Dolly, per capire il come, il dove ed il cosa fare con lei, venne attaccata. Un grosso malinteso, l'uomo che l'attaccò era un membro di pattuglia della Torre e dopo aver capito che quello strano essere non era un pericolo per la città, la invitò a diventare apprendista di quell'associazione misteriosa. Meno di un anno che era in Giappone ed era già divenuta apprendista due volte. Mica male. Pensò ridacchiando tra se e se per la bizzarra situazione. Nonostante la fatica del lavoro e dell'apprendimento delle basi del Reiatsu, le piaceva come stava procedendo la sua vita. Molto meglio che rinchiusa in quella scatola d'oro e diamanti che era casa sua. Qui poteva vivere ed assaporare la libertà che non aveva mai potuto avere nel suo paese, per colpa dei suoi genitori. Allontanò il passato che tornava prepotente a farle visita, concentrandosi su di un orlo particolarmente difficile, ma anche questo lavoro venne interrotto a sua volta dalla suoneria del suo cellulare che suonava insistentemente nella stanza attigua. Aveva scelto di lasciarlo lontano dal laboratorio, il suo luogo abituale di lavoro, per evitare distrazioni dovute da eventuali notifiche dei suoi social. Notifiche che si erano fatte molto insistenti, nell'ultimo periodo, e si dividevano in due grossi insiemi: ragazzi che ci provavano nei messaggi diretti e sotto i post, e ragazze che si complimentavano per le sue creazioni. Una cliente a quest'ora? Pensò mentre si dirigeva verso il suo cellulare, in quel momento realizzò che non poteva essere una cliente, visto che non aveva chiamato il negozio. Numero sconosciuto. Non aveva idea di chi fosse dall'altra parte del telefono, nemmeno quando rispose. Raccolse svelta una penna e scrisse rapida le informazioni snocciolate dallo sconosciuto.

กองบัญชาการเดลลาตอร์เร, ออลา 3A-F5

Nonostante avesse imparato a parlare ed a scrivere il giapponese correttamente in meno di due anni, quando c'era d'appuntarsi quanche informazione importante ed in modo rapido, preferiva affidarsi al thailandese, la sua lingua natia. Scrisse sul foglio il luogo dell'esame d'ammisione e la stanza, non scrisse l'ora, non ne aveva bisogno. Di già? Gli altri apprendisti dicevano che dovevano passare anni prima di poter sperare di essere ammessi all'esame. Sorrise, dopotutto era da sola e poteva lasciarsi crogiolare dall'autocompiacimemto di essere ancora una volta la migliore tra gli altri, ma tutto durò solo un istante, non aveva tempo da perdere, la strada verso l'aeroporto era lunga e trafficata, aveva i minuti contati. Scrisse un biglietto di scuse a Nana, dicendo di aver chiuso il negozio mezz'ora prima per "un imprevisto". Raccolse il suo ombrello nero e il cappello a tesa larga dello stesso colore, ornato da fiocchi di tooule e farfalle ricamate e uscì dal negozio. Alzò la mano destra che era avvolta in un prezioso guanto di seta viola e richiamò l'attenzione di un taxi. Come un ape richiamata dalla propria regina la macchina accostò e fece salire Doua. All'aeroporto. Per favore. Disse con voce pacata ma allo stesso tempo ferma e decisa. Mentre la macchina sfreccia a tra le vie trafficate della città, Doua ebbe il tempo per rifarsi il trucco leggero che la caretterizzava, per pettinarsi e godersi perfino il panorama. Amo i tassisti giapponesi. Solo qualche sguardo curioso, ma nessun commento, anzi nessuna parola. Se fossi stata in Thailandia non avrei avuto un viaggio tanto rilassante. Giunsero in aeroporto con mezz'ora in anticipo dall'orario prestabilito, la ragazza pagò l'autista ringraziandolo per il bel viaggio. Aspettò che il taxi se ne fosse andato ed invece che entrare in aeroporto si diresse verso la struttura che nascondeva una vera e propria base segreta sotterranea. Entrò nella hall, presentandosi e chiedendo della stanza 3A-F5. La donna dietro il bancone sfogliò una lista di nomi e dopo aver confermato la sua identità la invitò a prendere l'ascensore. Giunta di fronte alla porta della stanza avrebbe bussato tre volte per poi aprire la porta ed entrare nel luogo dove si sarebbe svolto il suo esame. Tra le pieghe del suo vestito ampio intanto Dolly se la rideva, felice di essere in quel posto tanto interessante.