[Missione Lv. 6] Un nuovo gioco! Un nuovo incubo?

Benkei Sakahone se ne stava seduto sul cornicione dello Shard, con gambe penzoloni sospese nel vuoto, mentre Ai - a capo del piccolo manipolo di Shinigami scelti per la missione - spiegava la propria idea riguardo al procedere. Lo stesso Yu, probabilmente alla sua prima vera esperienza sul campo, si era detto favorevole al dividersi, anche se aveva espresso il desiderio di muoversi con lui: in parte per non rischiare di disperdere troppo le forze, in parte per equilibrare le stesse, lasciando che Ai - il leader e lo Shinigami con la Reiatsu più forte fra i tre - formasse un team solitario.

— Per me non c'è problema. — disse Benkei, avallando la proposta dello Shinigami della Nona Divisione.

Proprio in quell'istante, tuttavia, lo sguardo concentrato di Benkei, fisso sulla città sotto di loro, si posò su un foglietto che danzava nell'aria, guidato dalla folata di vento. Con un movimento rapido e preciso, Ai tese la mano afferrando il foglietto prima che potesse sfuggirgli. Con curiosità, aprì il foglietto e iniziò a leggere il suo contenuto.

Mentre le parole scandivano l'inizio di un altro macabro gioco, Benkei avvertiva chiaramente il brivido della sfida che incombeva su di loro. Quell'individuo misterioso, identificandosi come lo stesso Shinigami con cui Ai aveva avuto a che fare in passato, li stava mettendo di fronte a un nuovo enigma, a una nuova prova. Il messaggio era chiaro: il gioco era iniziato. Dovevano trovare la soluzione all'enigma per proseguire, ma dove? Le torri menzionate nel biglietto potevano essere qualsiasi cosa, da monumenti a strutture più oscure e nascoste. La pressione di dover agire rapidamente per evitare gravi conseguenze era palpabile nell'aria.

Benkei era immerso in quei pensieri, la sua mente lavorava freneticamente mentre cercava di collegare le informazioni disponibili all'enigma presentato dal biglietto. Come i suoi compagni, non aveva alcuna idea di cosa Londra riservasse, ma da quel punto potevano facilmente osservare la città, con i suoi bordi frastagliati, sinuosi, dolci e spezzati. Tower Bridge si stagliava distintamente tra gli edifici circostanti, la sua struttura maestosa e imponente si ergeva sopra il Tamigi come una sentinella silenziosa.

Con un'espressione di comprensione che illuminava il suo volto, Benkei si alzò in piedi sul cornicione, pronto a indicarlo ai propri compagni. Yu Asakura, tuttavia, fu più veloce di lui - suggerendo la soluzione dell'enigma alla squadra e, in qualche modo, confermando la stessa deduzione di Benkei.

— ECCOLO! — urlò. — Dovrebbe essere quello! Andiamo!

Benkei Sakahone era rimasto a lungo in silenzio. C'era qualcosa che non gli tornava. Riflettendoci bene, il complesso di Tower Bridge si estendeva per più di duecento metri di lunghezza, e oltre sessanta di altezza. Fra edifici e parte sospesa, l'indizio poteva trovarsi ovunque e - ciò che era peggio - poteva trattarsi di qualsiasi cosa. Da un altro biglietto ad un individuo in carne e ossa, da una scritta sul muro a una canzone trasmessa dagli altoparlanti fissati ad alcuni angoli della costruzione. Insomma, non c'era nulla di certo: dovevano indagare, ma farlo con criterio. Mentre rifletteva sulle parole di Yu e scrutava il Tower Bridge, tuttavia, si rese conto che il compagno poteva avere ragione. Forse l'indizio non si trovava nelle torri stesse, ma sul ponte che le collegava. Era un'interpretazione plausibile e poteva offrire una prospettiva nuova per risolvere l'enigma.

Visto anche il fallimento di Ai e del suo compagno di allora nel fermare lo stesso individuo, però, Benkei cominciò anche a pensare che un approccio diretto potesse essere rischioso. Se l'individuo che li aveva sfidati era così astuto da inviare indizi in un luogo così evidente, poteva anche essere preparato a trappole o ad altri inganni. Dovevano procedere con cautela.

Con un cenno di assenso a Yu, Benkei propose un piano alternativo. — Potresti avere ragione, Yu. — disse, con voce calma ma decisa. — Non dobbiamo lasciare nulla al caso. Quell'individuo potrebbe tenerci d'occhio una volta sul posto, o potrebbe già farlo. Meglio prendere qualche precauzione.

Benkei prese una decisione tattica: avrebbe mantenuto una posizione discreta, nascosto sia alla vista che alla percezione della Reiatsu, per monitorare la situazione da lontano. Avrebbe garantito che i suoi compagni avessero supporto se necessario, ma avrebbe anche mantenuto una posizione di osservazione sicura, magari qualche metro sopra di loro.

— Con un po' di fortuna crederà che ci siamo separati per perlustrare zone diverse. — spiegò Benkei, mentre il suo corpo e la sua Reiatsu sparivano alla vista e alla percezione dei suoi compagni. — O proverà a tendere qualche trappola a solo due di noi, lasciandoci spazio per agire.

Si concentrò quindi nel fondere la sua presenza con l'ambiente circostante, con il caos ordinato della città di Londra. La sua abilità nel camuffamento spirituale era frutto del rigido addestramento a cui era stato sottoposto dopo la sua entrata nella Seconda Divisione, sotto ordine personale del Capitano Soi Fon. Il giovane Shinigami modulà la sua propria spirituale, rendendola sottile e impercettibile, come un sottile velo tra lui e il mondo. Le sue mani si mimetizzarono con le ombre della città, il suo respiro divenne appena percettibile, un sussurro sommesso nel frastuono delle strade. Lentamente, la figura di Benkei scomparve, divenendo parte integrante del paesaggio urbano. Il suo shiakushou nero si fondeva con le sfumature scure delle strade, i suoi occhi scrutavano l'ambiente circostante con una determinazione silenziosa.

— Non dobbiamo dare nulla per scontato. — continuò Benkei, rivolgendosi ad entrambi i suoi compagni. — Dobbiamo essere preparati per ogni eventualità. Sono con voi, anche se non mi vedrete.

Quando Ai si mosse, dirigendosi verso la figura del Tower Bridge, Benkei utilizzò quegli ultimi istanti in cui poteva ancora essere - seppur con fatica - percepito per avviarsi nella direzione opposta, salvo poi - una volta completamente mimetizzato - lanciarsi di corsa verso la posizione dei propri compagni, che lo precedevano di una cinquantina di metri.

Benkei osservava attentamente i Tower Bridge, immerso nei suoi pensieri riguardo alla strategia da adottare per affrontare l'enigma che li aspettava sul ponte. La tensione era palpabile nell'aria, ma nonostante ciò, la determinazione di Benkei non vacillava. Tuttavia, all'improvviso, una perturbazione nell'atmosfera attirò la sua attenzione. Uno strano brivido corse lungo la schiena di Benkei mentre si voltava a guardare nella direzione da cui proveniva la perturbazione. Un Garganta, la porta dimensionale degli Hollow, si aprì non troppo distante dal gruppo. La sorpresa e il timore si dipinsero sui lineamenti di Benkei mentre osservava con occhi sbalorditi ciò che ne usciva.

Un Arrancar, con la sua presenza oscura e minacciosa, emerse dal Garganta seguito da un altro individuo. Ma non era un normale individuo: emanava un'aura di potenza immensa, una Reiatsu che Benkei riconobbe immediatamente come simile - in termini di forza e grandezza - a quella del Capitano Kuchiki. La sorpresa di Benkei era tangibile mentre osservava la scena che si svolgeva di fronte a lui. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi faccia a faccia con un'avversità così temibile in un luogo così inaspettato. Il suo cuore batteva forte nel petto mentre cercava di capire le implicazioni di quella presenza sinistra. Nascosto tra le ombre della città, rimaneva immobile e mimetizzato, osservando con attenzione i nuovi arrivati emergere dal Garganta. La sua mente era concentrata sulla minaccia imminente, mentre si preparava a agire con prontezza e determinazione per proteggere se stesso e i suoi compagni.

Tuttavia, un brivido di rabbia lo attraversò quando Yu, apparentemente ignaro delle implicazioni, rivelò la sua presenza ai nuovi arrivati. Benkei stringeva i denti con frustrazione, imprecando internamente contro il suo compagno. Avrebbe preferito mantenere il proprio vantaggio strategico, sorprendendo gli avversari con un attacco a sorpresa. La rabbia di Benkei si trasformò rapidamente in frustrazione mentre contemplava le possibili conseguenze della rivelazione di Yu. La sua mente lavorava freneticamente mentre cercava di comprendere il motivo per cui il suo compagno aveva deciso di rivelare la loro presenza, mettendo a repentaglio la loro posizione e la loro sicurezza.

— Qui Benkei Sakahone, Seconda Divisione. — disse Benkei, attivando il proprio Denreishinki. — Siamo stati sorpresi da due nemici, uno dei quali rappresenta una minaccia di livello Capitano. Un Capitano molto forte.

Non doveva esserci spazio per l'interpretazione. — Dell'altro, un Arrancar, credo che possa occuparmene io stesso, ma rimuovetemi questo dannato Sigillo!

Fortunatamente, il nemico sembrava non dare peso alle parole di Yu. Benkei esalò un sospiro di sollievo interiore, riconoscendo la saggezza nelle azioni di Ai nel tentativo di affrontare la minaccia in modo più coeso. Mentre la tensione nell'aria si attenuava leggermente, il suo sguardo si spostò verso Ai, riconoscendo la sua leadership emergere in quel momento critico. Con una voce seria ma risoluta, Ai avvertì i suoi compagni Shinigami della gravità della situazione che stavano affrontando. Benkei ascoltò attentamente, consapevole che stavano affrontando una minaccia così grande da richiedere l'intervento delle risorse di livello Capitano del Gotei 13. Le parole di Ai fecero emergere un senso di urgenza in Benkei. La rimozione dei Sigilli Limitatori che lui e Ai avevano addosso era un segno del pericolo imminente che stavano affrontando. Benkei sapeva che quel gesto era un atto estremo, riservato solo per le situazioni più critiche.

Un atto estremo, certo, come quello del rilascio del Bankai, un'accortezza a cui lo stesso Benkei diede immediatamente seguito.
Il rilascio del Bankai, la manifestazione finale del proprio potere spirituale, era un'azione che richiedeva una concentrazione totale, una connessione profonda con la propria anima e il proprio Zanpakuto. Benkei sapeva che non poteva permettersi alcun errore, che ogni movimento doveva essere preciso e calcolato. Il peso della responsabilità si appesantiva sulle sue spalle, ma allo stesso tempo sentiva una determinazione inflessibile bruciare dentro di lui.

Con una calma apparente, Benkei si concentrò sulla sua Zanpakuto, canalizzando il proprio spirito nella lama con una precisione millimetrica. La sua Reiatsu si intensificò intorno a lui, avvolgendolo in un alone di potenza primordiale. Ogni fibra del suo essere vibrava in armonia con il potere ancestrale che risiedeva dentro di lui. Con un movimento fluido e deciso, Benkei rilasciò il suo Bankai, lasciando che il suo spirito si manifestasse pienamente. Era come se il tempo si fermasse, mentre il potere del suo Bankai prendeva forma intorno a lui, una manifestazione della sua volontà e della sua determinazione. Era un momento di trasformazione, un passo verso l'oscurità per affrontare la minaccia imminente con tutta la forza che poteva radunare.

Poi, accadde. Benkei, sebbene distante dal nemico più potente, percepì la sua formidabile Pressione Spirituale, che si faceva sempre più intensa, avvolgendo tutto l'ambiente circostante in una morsa invisibile ma oppressiva. Anche se il colpo di quella forza schiacciante lo aveva colpito solo debolmente, data la distanza, Benkei avvertiva chiaramente le conseguenze di quella pressione. Una sensazione di pesantezza si era insinuata nel suo essere, come se un peso invisibile lo stringesse con forza. Non era abbastanza da piegarlo in ginocchio, non ancora, ma era sufficiente a rendere ogni movimento un'impresa titanica.

Ogni fibra del suo essere era tesa, ogni muscolo pronto a reagire istantaneamente alla minima minaccia. Anche se i movimenti erano stati resi difficili dalla potenza soverchiante del nemico, Benkei si era sforzato di rimanere fermo e camuffato, pronto a reagire al momento giusto. Conosceva quella tecnica: la utilizzavano spesso i Capitani per richiamare l'ordine, sebbene senza far valere la propria Reiatsu in modo così violento e oppressivo. Conosceva la forza di quella tecnica, così come le sue limitazioni. Chi esercitava quella pressione, doveva rimanere immobile. Dunque, gli sarebbe bastato aspettare un istante, un solo istante, all'allentare di quella pressione, per agire.

Mentre osservava attentamente l'Arrancar e lo Shinigami, Benkei sentiva il suo cuore battere con forza nel petto, un ritmo frenetico che accompagnava l'agitarsi dei suoi pensieri. La tensione nell'aria era palpabile, come un'onda che si infrangeva contro le sue difese, mentre l'oscurità sembrava avvolgere tutto intorno a loro.

L'Arrancar si muoveva con una grazia sinistra, come un predatore in agguato, i suoi passi misurati e silenziosi come quelli di una belva pronta a scattare contro la sua preda. Ogni movimento dell'Arrancar sembrava portare con sé un senso di minaccia imminente, mentre la sua Reiatsu si agitava nell'aria circostante come un'ondata oscura, costringendo Benkei a stringere i denti con determinazione.

L'altro, con la sua presenza enigmatica e decisa, emanava un'aura di pericolo latente. La sua figura si stagliava contro lo sfondo cupo della città, un'ombra che si mescolava con l'oscurità della notte. Il suo sguardo penetrante sembrava scrutare l'animo di Benkei, mettendo a nudo le sue paure più profonde e i suoi dubbi più oscuri.

L'ironia della situazione, tuttavia, non sfuggì a Benkei. Avevano pianificato il loro attacco così apertamente, così sicuri delle proprie capacità, che sembrava quasi che lo Shinigami e l'Arrancar si stessero concedendo il lusso di un momento di svago prima dello scontro imminente. L'entità più forte fra i due, lo Shinigami, addirittura indicava all'Arrancar dove posizionarsi, come se fossero impegnati in una danza macabra, una coreografia della morte.

Ma Benkei non poteva permettersi di restare a guardare. Doveva agire prontamente, senza esitazione, per sventare le mille possibilità a disposizione di quei due per decimare ulteriormente le fila dei suoi compagni. L'idea che l'Arrancar potesse aprire un portale troppo vicino ai suoi compagni lo fece rabbrividire. Le conseguenze di un simile errore sarebbero state troppo gravi da sopportare.

Eppure, nonostante l'ansia che lo divorava dall'interno, Benkei riuscì a trovare un filo di speranza nel caos che lo circondava. Un sorriso giocò sulle sue labbra, una smorfia determinata che rifletteva la sua volontà indomabile. Sapeva che avrebbe avuto solo un breve istante per agire, una sola finestra temporale nella quale avrebbe dovuto giocare tutte le sue carte. Tuttavia, prima di farlo, doveva mettere sotto tiro il proprio obiettivo, per evitare di finire inginocchiato davanti al proprio nemico come era capitato ai suoi due compagni. Non aveva idea di quale fosse l'area di influenza della Reiatsu di Kuro: sapeva semplicemente che i suoi compagni ne erano coinvolti, lui no, deducendone che - probabilmente - se fosse rimasto a quella distanza, quale che fosse la direzione rispetto a Kuro, sarebbe rimasto al sicuro. Quindi si mosse.

Mentre l'Arrancar si posizionava, sotto la guida del suo capo, Benkei prese a camminare lentamente in modo circolare e antiorario rispetto al centro rappresentato dai suoi compagni inginocchiati. Avrebbe cercato di mantenere quella distanza, osservando l'Arrancar e lo Shinigami parlare, accordarsi, e avrebbe interrotto la propria marcia, lenta, circolare ma inesorabile, come quella di un orologio, solo quando i due sarebbero stati pronti a colpire. Quindi aspettò, con una pazienza che era come una lama affilata pronta a tagliare il velo dell'incertezza. Un po' più avanti. Ancora un po'. Ancora un po'. Finché finalmente, quando l'opportunità si presentò, Benkei si lanciò avanti con ferocia, pronto a contrastare il destino con tutta la sua forza e la sua determinazione. Era il momento di combattere.

L'Arrancar si era portato molto più vicino al suo padrone e ai suoi compagni, ma ora, dopo aver risalito l'orologio per circa metà del percorso, Benkei si trovava in linea retta di fronte a lui, e fu allora che si lanciò in avanti con una velocità sorprendente: era uno scatto in linea retta, alla fine del quale avrebbe caricato un pugno mirando direttamente al volto del bersaglio. Con un po' di fortuna, avrebbe messo fine alla questione con un colpo soltanto.

Ogni muscolo del suo corpo era teso nella determinazione, ogni istinto gridava per la protezione dei suoi compagni. Il suono dei suoi passi era un battito d'ali, il suo spirito bruciava con una fiamma ardente di devozione e coraggio. Con un grido di sfida che risuonava nell'aria, Benkei si gettò verso l'Arrancar, determinato a interrompere il suo tentativo di aprire il Garganta.

La figura imponente di Benkei si stagliava contro lo sfondo oscuro della notte, la sua determinazione emanava un'aura di potenza che sembrava risplendere intorno a lui come un alone luminoso. Daiseishi, la sua manifestazione del Bankai, brillava nella foggia di bracciali e paratibie dorati, una manifestazione di potere che lo avvolgeva come un mantello di luce, mentre si preparava a colpire il volto dell'Arrancar con tutta la propria forza. A lui poi la scelta fra la lealtà e la sopravvivenza. Non aveva dubbi su cosa avrebbe scelto: era pur sempre uno sporco, raccapricciante Hollow.