[Missione Lv. 6] Un nuovo gioco! Un nuovo incubo?

Seduto sul tetto della caserma della Seconda Divisione, con le braccia poggiate dietro di lui, Benkei Sakahone contemplava il cielo sereno sopra la Seireitei. Aveva terminato da poco un'altra sessione di allenamento: si stava finalmente integrando nella Divisione, fra un intervento e un turno di guardia al livello Mugen della prigione della Soul Society. I compiti assegnati alla Seconda erano fin troppo specializzati rispetto a quelli di molte altre compagnie del Gotei: parecchie divisioni vantavano nelle proprie fila Shinigami con le abilità più disparate. Di contro, Compagnie come la Seconda, o la Quarta, avevano al contrario compiti e competenze che richiedevano addestramenti e capacità particolari, per i quali gli Shinigami venivano appositamente addestrati e forgiati.

Era consapevole di quanto questi addestramenti lo avevano trasformato, migliorato, e di quanto la sua forza spirituale fosse cresciuta esponenzialmente nelle ultime settimane. Aveva sentito emergere dentro di sé un potere fino ad allora sopito, una forza che ora risuonava fra la sua Reiatsu e la sua Zanpakutō con una chiarezza cristallina. Era finalmente riuscito a sbloccare il suo Bankai, un onore riservato solo ai più forti e ai più dotati tra gli Shinigami. Sebbene non avesse ancora alcun ruolo di spicco all'interno della Divisione, la sua forza spirituale era ormai all'altezza di quella della maggior parte dei Tenenti del Gotei, e addirittura vicina a quella di un paio di Capitani. Ripensando al percorso che lo aveva condotto fin lì, non potè fare a meno di pensare che - probabilmente - avesse incontrato quel dannato Adjuchas in quelle circostanze, avrebbe avuto qualche chance di abbatterlo personalmente.

Eppure, come gli avrebbe sussurrato Daiseishi, “Il vecchio della frontiera ha perso il cavallo, ma non è detto che sia un male”. Imbattersi in Orca così presto, sopravvivere grazie alle proprie capacità ed essere salvato dal Capitano Fon in persona è stato ciò che ha cambiato la sua (lunga) vita e carriera da Shinigami: fu in seguito a quell'incontro e al suo rapporto sulla Missione che il Capitano ha richiesto il suo trasferimento nella Seconda Divisione. Le doveva tanto, probabilmente tutto.

Fu in quel momento di riflessione che il volo di una farfalla attirò la sua attenzione. Una sensazione di urgenza lo pervase improvvisamente, rompendo la sua tranquillità. Con un sospiro, si alzò in piedi, allungando la mano e il dito indice verso la farfalla, che vi si poggiò in un battito d'ali. Nonostante la sua natura pigra, Benkei sapeva che non poteva ignorare un ordine così diretto, specialmente se proveniente da un Capitano del Gotei. Si premurò di ricalibrare il messaggio della Farfalla con la propria forza Spirituale, inviandola a sua volta al Capitano Fon. L'avrebbe messa al corrente della chiamata urgente, in modo che sapesse che un altro Capitano del Gotei lo aveva convocato. Una preoccupazione forse eccessiva: probabilmente l'assenso al suo utilizzo sul campo era stato già accordato dalla stessa Soi Fon, ma non voleva rischiare di indispettire un carattere severo e spigoloso come quello del suo Capitano.

— Il Capitano Kuchiki, eh?

Senza indugiare ulteriormente, Benkei si mise in movimento. I suoi passi erano lenti, ma determinati, mentre si dirigeva verso il quartiere della Tredicesima, dove avrebbe trovato l'ufficio del Capitano Rukia Kuchiki. Lungo il cammino, la sua mente vagava tra pensieri su quale tipo di missione potesse essere così urgente da richiedere la sua presenza e su cosa potesse aspettarsi dal Capitano della Tredicesima Divisione. Ne aveva sentito parlare come di un individuo pacato e altruista, che aveva ricoperto un ruolo fondamentale nella guerra contro i Quincy di qualche anno prima. La sua forza Spirituale era, nonostante la sua relativamente giovane età - comparata ad altri Shinigami, estremamente sviluppata. Qualcuno direbbe un talento naturale. Eppure, da poco tempo una tragedia si era abbattuta su di lei: durante l'incursione dei membri dell'Impero proveniente dallo Specchio, suo fratello, il Capitano Byakuya Kuchiki, era caduto in battaglia. Un dolore tale da cambiare e scuotere un individuo: non aveva idea della Rukia Kuchiki che avrebbe incontrato, e di quanto il tormento l'avesse cambiata.

Per quel motivo, nonostante la propria natura estroversa, era abbastanza restio a farsi pervadere dalla totale serenità prima di quella conoscenza: in altre circostanze avrebbe sicuramente dato meno peso a quella formalità, ma sapeva che il doversi confrontare con una persona scossa da un dolore simile poteva esporlo a incomprensioni che avrebbe voluto evitare. Tutto ciò che desiderava era rispondere alla chiamata, fare il proprio dovere, e tornarsene al suo ozio. Giunse con quello stato d'animo di fronte alla porta dell'ufficio del Capitano Kuchiki. Inspirò profondamente, radunando il suo senso del dovere e centrando la propria tranquillità. Con un tocco di nervosismo, Benkei bussò alla porta, annunciandosi, e attese con pazienza di essere accolto.

— Benkei Sakahone, Seconda Divisione.

Benkei ascoltò attentamente il briefing del Capitano Kuchiki, senza distogliere lo sguardo dalla figura di quell'esile ma risoluta Shinigami, che stava spiegando i dettagli della missione con la gravità che solamente un compito delicato e difficile poteva portare. Le sue parole risuonavano nella stanza, cariche di risoluzione e urgenza, e Benkei cominciava ad avvertire nettamente il peso della responsabilità che si posava sulle sue spalle. Da quanto aveva capito, non era la prima volta che il Gotei si trovava ad affrontare quella stessa minaccia e, stando a quanto era riuscito a dedurre, lo stesso Ai aveva già avuto a che fare con un caso simile, in una missione che, con tutta probabilità - vista la perdurante minaccia - non era finita nel migliore dei modi.

— Capitano Kuchiki. — chiese Benkei prima di congedarsi. — Ci sono restrizioni o direttive specifiche che dobbiamo seguire durante la nostra missione nel mondo umano?

Benkei sollevò lo sguardo verso il Capitano Rukia Kuchiki, la sua espressione seria e rispettosa rifletteva la disciplina acquisita grazie alla rigida e severa formazione impartita agli Shinigami della Seconda Divisione dal Capitano Fon. Da quando gli aveva salvato la vita, la figura di Soi Fon era stata una costante fonte di ispirazione e disciplina per Benkei. Le lezioni imparate nella Brigata erano state dure, spesso inflessibili, ma sempre mirate a forgiare gli Shinigami sotto il suo comando in guerrieri indomabili, pronti a sacrificarsi per il bene della Soul Society. Era stata quella formazione rigorosa che aveva plasmato Benkei in quello che era diventato: uno Shinigami pigro e rilassato nei momenti di riposo, ma anche un guerriero disciplinato, pronto ad eseguire gli ordini - per quanto spiacevoli - senza esitazione, consapevole dell'importanza di comprendere appieno le direttive e le restrizioni imposte durante una missione.

Accennò un inchino prima di uscire dalla sala, e dirigersi con gli altri nell'area antistante le caserme della Tredicesima - nel largo piazzale nel quale alcuni membri della squadra di supporto avevano evocato il Cancello Senkai che li avrebbe condotti nella destinazione della loro missione. Se conosceva già - sebbene ancora superficialmente Ai - col quale aveva condiviso la spedizione al Magazzino de La Torre e la seguente chiacchierata con Shiki Yamamoto, non aveva ancora mai avuto modo di incrociare il proprio cammino con Asakura Yu, uno Shinigami della Nona Divisione. A giudicare dalla sua Reiatsu, sembrava essere uno Shinigami parecchio promettente, sebbene non avesse ancora sviluppato la pienezza della propria forza spirituale: una condizione in cui lo stesso Benkei si era trovato solo pochi mesi prima, e con la quale poteva in qualche modo empatizzare.

— Uh, ci sei anche tu, Emilia-san. — disse alla giovane Shinigami, salutandola con un singolo movimento della mano destra, che aperta all'altezza delle spalle. La ragazza aveva portato, probabilmente su suggerimento dello stesso Ai, una sacca di piccoli strumenti che potevano rivelarsi utili nella missione.
— Grazie, ma purtroppo non ho molto spazio dove metterli. — spiegò, indicando i piccoli alloggiamenti all'altezza dei polsi e delle caviglie nei quali aveva sistemato una manciata di fumogeni. Un piccolo trucco che aveva imparato nei suoi addestramenti più recenti e che si era ripromesso di provare in una vera situazione di battaglia non appena ne avesse avuto l'occasione.

— Allora che facciamo, andiamo? — chiese agli altri, con tono sia retorico che ironico, senza nemmeno aspettare la loro risposta prima di mettere il piede all'interno del portale.

Per Benkei, la vista di Londra era un'esperienza intensa e affascinante. Mentre si trovava sul tetto dello Shard, la sua mente era rapita dalla magnificenza della città estesa di fronte a lui. Era la prima volta che metteva piede in quel luogo, e ogni dettaglio gli suscitava una sensazione di meraviglia e stupore.

Londra, con le sue strade affollate e i suoi edifici maestosi, si stagliava di fronte a lui come un quadro vivente, ricco di storia e cultura. Le strade brulicanti di persone, i suoni della città, il susseguirsi di luci e ombre sotto il sole alto nel cielo, tutto contribuiva a creare un'atmosfera unica e vibrante. Per Benkei, abituato alla tranquilla bellezza della Seireitei, Londra rappresentava un luogo completamente nuovo e affascinante. Era come se si trovasse in un altro pianeta, circondato da una vivace energia urbana che lo avvolgeva e lo travolgeva.

Tuttavia, sotto la superficie della sua meraviglia, Benkei sentiva anche un senso di solennità e determinazione. Era consapevole che non era lì per una visita turistica, ma per una missione seria e importante. Ogni angolo della città poteva nascondere pericoli e sfide da affrontare, e doveva essere pronto a tutto per proteggere la Soul Society e portare a termine il compito assegnatogli.

Le parole di Ai lo riportarono alla realtà. Non avevano indizi tangibili da seguire, solo il misterioso messaggio trovato da Rukia. Benkei ascoltò attentamente il piano proposto da Ai, riconoscendo la logica dietro la sua proposta. Cercare indizi casualmente per tutta Londra sarebbe stato un compito arduo e probabilmente inutile. Concentrarsi sulle posizioni visitate durante la precedente missione sembrava essere la scelta più sensata.

— Hmm, hai ragione Ai. — disse Benkei, annuendo con cautela. — Dividersi e cercare nei luoghi già visitati potrebbe essere il nostro miglior punto di partenza. Forse riusciremo a trovare qualche traccia che ci porterà sulla strada giusta.

Prima di dividersi, tuttavia, c'era un'altra cosa da fare: infilando la mano nella tasca dello Shiakusho, Benkei ne estrasse il proprio Denreishinki, in modo da poter rilevare eventuale attività spirituale nelle vicinanze. Era uno strumento utile per individuare la presenza di spiriti o anomalie nel mondo umano, e poteva rivelarsi un punto di partenza prezioso nelle loro ricerche.