Sutras at sunset

Una mattina, il dojo fu avvolto da un'atmosfera carica di tensione. Benkei si presentò come al solito, ma un sorriso sfuggente adornava il volto di Yasuharu.
— Oggi faremo un piccolo gioco, Sakahone. — annunciò il maestro, le sue parole vibrarono nell'aria come note di una melodia misteriosa.

Benkei alzò un sopracciglio, incuriosito ma allo stesso tempo incerto su cosa aspettarsi. Yasuharu, con la sua abilità di Mimetizzazione Spirituale affinata, cominciò a fondersi con l'ambiente, trasformandosi in una figura quasi eterea. I suoi spiedi e i suoi coltelli da lancio, manifestazioni della sua Zanpakuto, seguirono il suo esempio, diventando sfumature d'ombra nel dojo.

— La tua sfida oggi è percepire non solo me, ma anche le mie armi. — disse Yasuharu, la sua voce proveniva da ogni angolo del dojo.
— Scommetto che la tua percezione spirituale è cresciuta, ma sarà sufficiente?

Benkei annuì, accettando tacitamente la sfida. Chiuse gli occhi, cercando di estendere la sua percezione oltre l'apparenza fisica. Ispirò profondamente, cercando di sentire le più minute vibrazioni nell'aria. Ma Yasuharu, con la sua maestria, aveva compiuto un'arte nascosta, una fusione così perfetta con l'ambiente che sfidava la stessa natura della percezione.

Il dojo si trasformò in un campo di gioco invisibile, dove il maestro si celava tra le ombre, e le sue armi si mimetizzavano nell'etere. Benkei, con una certa fatica, iniziò ad afferrare indizi sfuggenti. Un sussurro nell'aria, una lieve distorsione nella trama spirituale.

— Spero tu non stia dormendo, Sakahone. — scherzò Yasuharu, la sua voce sembrava provenire da dietro, da davanti, da ogni direzione possibile. — La percezione spirituale richiede non solo occhi aperti ma anche una mente pronta.

Benkei sospirò, consapevole delle sfide che gli si presentavano. La sua mente era un vortice di sensazioni sfuggenti mentre cercava di identificare la presenza di Yasuharu e delle armi nascoste. Con ogni tentativo, il maestro sembrava scomparire ancora di più, diventando parte integrante del mondo intorno a Benkei.

— Hai ragione, sensei. — rispose Benkei, cercando di mantenere il tono rilassato nonostante la sua crescente frustrazione. — Ma credo che la mia percezione sia più affilata di quanto tu possa pensare.

Yasuharu rise silenziosamente, una risata che sembrava danzare nell'aria.
— Allora dimostramelo, Benkei. Dimostra che puoi percepire anche ciò che è intenzionalmente nascosto.

Il dojo divenne un campo di battaglia silenzioso, i movimenti sfuggenti di Yasuharu e delle sue armi mimetizzate testavano la percezione di Benkei. Gli spiedi e i coltelli si muovevano come proiezioni eteree, sfuggendo alla vista e alle difese di Benkei. Nonostante i suoi sforzi, il giovane Shinigami si trovava costantemente in ritardo nel tentativo di intercettare gli attacchi.

La pelle di Benkei venne punteggiata da ferite superficiali, segni di una sfida che andava oltre la semplice dimensione fisica. Ogni taglio era un richiamo alla necessità di superare i limiti della sua percezione. Yasuharu, invisibile ma sempre presente, continuava a muoversi come un'ombra aggraziata, lasciando solo la sua energia come traccia dietro di sé.

— La tua percezione è un dono, Sakahone, ma devi imparare a usarla con saggezza. — disse Yasuharu, con un tono calmo ma insistente. — Non farti distrarre o ingannare dal rumore, cerca il silenzio dentro di te.

Benkei assentì con un cenno del capo, cercando di focalizzare la sua mente anche di fronte alle ferite che adornavano il suo corpo. Il dolore era una nota di sottofondo, ma la sua determinazione rimaneva intatta. Gli attacchi continuarono, sempre più rapidi e imprevedibili. Yasuharu danzava nell'ombra, orchestrando un balletto spirituale che sfidava le capacità di Benkei. Ma, improvvisamente, in un attimo di concentrazione estrema, Benkei riuscì a percepire l'approccio di uno degli spiedi.

Con una mossa fulminea, Benkei si lanciò in avanti, ignorando il dolore delle ferite precedenti. Stese la mano, stringendo il vuoto, finché finalmente la sua presa incontrò qualcosa di solido. Un brivido di successo attraversò la sua spina dorsale mentre il movimento di uno degli spiedi veniva bloccato dalla sua mano determinata.

Il dojo si immerse nuovamente in una densa aura di tensione mentre Yasuharu, con il suo corpo avvolto nell'arte della Mimetizzazione, sfidava Benkei a un confronto fisico e spirituale ancora più intenso. Il giovane Shinigami, con i sensi all'erta e i muscoli tesi, si preparò all'assalto imminente.

Yasuharu si mosse come un'ombra nella notte, sfruttando la Mimetizzazione per fondersi con l'ambiente circostante. Era una presenza eterea, difficile da individuare nonostante la sua prossimità. Benkei reagì con una prontezza acuita, cercando di percepire la più lieve variazione nell'energia spirituale intorno a lui.

La lotta prese forma come una danza frenetica. Yasuharu, invisibile e insidioso, sfuggiva alle mani di Benkei con una grazia sovrannaturale. Ogni colpo sembrava sfiorare solo l'aria, lasciando Benkei a combattere contro un nemico che esisteva solo nell'etere spirituale.

Ma questa volta, con la sua percezione affinata, Benkei riuscì a intuire il flusso dell'energia di Yasuharu. Fu come una sinfonia di vibrazioni invisibili, e Benkei si sintonizzò su ogni nota, cercando di anticipare ogni mossa del maestro. Un istante di sospensione nell'aria, e improvvisamente, Benkei bloccò un colpo fisico che Yasuharu aveva tentato di sferrare durante la Mimetizzazione.

Il tempo sembrò rallentare mentre i due Shinigami si fronteggiavano, l'uno intrappolato nel tentativo di un attacco sorpresa, l'altro con il volto concentrato, sorpreso dalla propria riuscita. Yasuharu, seppur invisibile, emanava un rispetto silenzioso per la crescita di Benkei.

La lotta proseguì, ma ora con un equilibrio differente. Benkei, guidato dalla sua nuova capacità di percezione, si muoveva in sincronia con le energie nascoste del maestro. Ogni colpo evitato, ogni contrattacco calibrato, era una dimostrazione della sua evoluzione.

La danza spirituale si concluse con un cenno d'approvazione da parte di Yasuharu. Con un sorriso nascosto dalla Mimetizzazione, il maestro si ritirò nell'ombra, lasciando Benkei solo nel dojo. Il giovane Shinigami rimase al centro del tatami, la sua figura irradiava una sicurezza appena scoperta.

Il test successivo vide un'inversione di ruoli nell'addestramento. Yasuharu avrebbe guidato Benkei in un esercizio in cui entrambi avrebbero dovuto padroneggiare la Mimetizzazione. Il dojo divenne il palcoscenico per una sfida ancora più intricata, un balletto di ombre e forme in cui maestro e allievo si mimetizzavano con l'ambiente.

Yasuharu, con un gesto elegante, scomparve gradualmente nel contesto circostante, fondendosi con le pareti, il pavimento e persino l'aria. La sua figura divenne una presenza sfuggente, difficile da distinguere dall'ombra stessa. Benkei, osservando attentamente, assorbì ogni dettaglio, preparandosi per la sua parte nell'esercizio.

Il giovane Shinigami chiuse gli occhi, concentrando la sua energia spirituale. Con il respiro calmo, iniziò a sciogliersi nella trama del dojo. La sua forma divenne una con l'ambiente, la sua presenza si fuse con le sfumature delle pareti e il suono silenzioso dell'aria intorno a lui.

La lotta cominciò con un movimento impercettibile. Yasuharu, ora anch'egli Mimetizzato, avanzò nel dojo come un'ombra silente. Benkei, a sua volta, si mosse con la grazia di chi sa nascondersi nell'ombra. La percezione diventò la chiave per distinguere tra la realtà fisica e l'illusione spirituale.

Gli attacchi si susseguirono, ma in questa danza di dissolvenza e ricomparsa, ogni mossa era una sfida al limite delle abilità di entrambi. Yasuharu, non più un maestro distante ma un avversario inestricabile, e Benkei, sperimentando il lato sottile della Mimetizzazione, cercavano di anticiparsi l'un l'altro.

Il dojo, immerso nella quiete, vide le forme sfocate di due Shinigami che si muovevano in perfetta armonia con l'ambiente. La Mimetizzazione divenne un'arte vivente, in cui l'illusione e la realtà danzavano insieme, creando un gioco di luci e ombre.

In un momento di sospensione, Yasuharu riuscì a percepire la minima variazione nell'energia intorno a lui. Con un movimento preciso, bloccò un attacco sferrato da Benkei, svelando la sua posizione. La sfida si concluse, e il dojo tornò alla quiete.

L'ultimo test, un confronto uno contro tre, vide Benkei affrontare tre Shinigami esperti nell'arte della Mimetizzazione. Sebbene la loro Reiatsu fosse inferiore a quella di Benkei, la loro maestria nella dissolvenza nell'ombra rappresentava una sfida formidabile. Il dojo, avvolto in un'atmosfera elettrica, divenne l'arena per questa prova finale.

I tre avversari, ombre dinamiche nell'oscurità, si mimetizzarono in modo sincronizzato con l'ambiente circostante. Benkei, con la sua percezione affinata, osservò attentamente ogni sfumatura dell'energia che li circondava, preparandosi per il confronto imminente.

La lotta cominciò con un attacco coordinato. Le forme sfocate degli avversari si muovevano agilmente, cercando di sfruttare l'elemento sorpresa della loro Mimetizzazione. Benkei, in risposta, si dissolse nell'ambiente con una prontezza acquisita durante le lezioni di Yasuharu.

Il dojo divenne un caleidoscopio di movimenti sfuggenti, con Shinigami che si muovevano tra le ombre, cercando di anticiparsi l'un l'altro. Benkei, ora un'ombra tra le ombre, si sforzava di percepire non solo i movimenti degli avversari, ma anche le sfumature delle loro Mimetizzazioni.

La danza silenziosa del combattimento corpo a corpo prese vita nel dojo, con Benkei mimetizzato nell'etere spirituale. I tre avversari, ancora invisibili, attaccarono con una coordinazione affinata, cercando di confondere la percezione del giovane Shinigami. Benkei, tuttavia, anticipò il flusso delle loro energie e, con una prontezza felina, schivò gli attacchi in arrivo.

Con un movimento fluido, Benkei emerse dalle ombre alle spalle di uno degli avversari. Sfruttando la sua Mimetizzazione, sfuggì alla loro vista e, in un colpo preciso, portato con entrambi i pugni chiusi al centro della schiena del bersagli, neutralizzò il primo avversario senza far rumore. La sua figura si dissolveva di nuovo nell'oscurità, preparandosi per il successivo assalto.

I restanti due avversari, confusi dalla scomparsa del compagno, cercarono di adattarsi alla tattica di Benkei. Con un mix di agilità e astuzia, il giovane Shinigami sfruttò le arti marziali acquisite durante l'addestramento. Con movimenti eleganti, evitò gli attacchi, sfruttando il loro slancio per contrattaccare con precisione chirurgica. Una parata con l'avambraccio destro, una spazzata con la gamba destra, e infine un colpo diretto al plesso solare con la mano sinistra aperta.

Infine, Benkei si trovò di fronte agli ultimi due avversari. Ancora mimetizzato, anticipò ogni loro mossa. Con una serie di colpi coordinati, sfruttando la potenza della sua Reiatsu e la sua maestria nella Mimetizzazione, sconfisse uno degli avversari e immediatamente si rivolse all'ultimo, che cercava disperatamente di discernere la sua posizione. Con un movimento fulmineo, Benkei si materializzò alle spalle dell'avversario, sconfiggendolo con un colpo finale. La sequenza di arti marziali si concluse, lasciando il dojo nella quiete che segue una battaglia vinta.

Con l'addestramento concluso, il dojo tornò alla quiete, e Yasuharu si avvicinò a Benkei con un cenno di approvazione nei suoi occhi. — Hai dimostrato una straordinaria crescita, Benkei. — disse il Quarto Seggio, con un tono rispettoso. — La tua padronanza della mimetizzazione spirituale è ormai all'altezza di quella degli altri membri della Seconda Divisione.

Benkei, ancora assorto nei pensieri della sfida, annuì con modestia, quasi come se quei risultati fossero arrivati naturalmente, senza sforzo.
— Grazie, sensei. — rispose, il suo sguardo riflettendo una profonda gratitudine. — Ma devo ammettere che fino a oggi non avevo compreso fino a che punto i miei standard fossero insufficienti.

Yasuharu, con un sorriso nascosto dietro la maschera della serietà, posò una mano sulla spalla di Benkei. — L'addestramento è stato soltanto un banco di prova. Ogni sfida ha rivelato nuove profondità delle tue capacità. Credo che avrai presto l'opportunità di portare ciò che hai imparato là fuori, nel mondo reale.

Lo Shinigami, più esperto di Benkei e ormai un veterano della Divisione, si sentì di dargli un ultimo consiglio.
— Ricorda, Benkei, che il cammino verso la comprensione di tutte le proprie capacità, verso la loro pienezza, è un viaggio senza fine. — disse con saggezza, con parole simili a quelle che avrebbe potuto pronunciare Daiseishi. — Sii sempre pronto ad apprendere, ad adattarti, a superare le sfide che ti attendono.

Con il tramonto che colorava il dojo di una calda tonalità dorata, Yasuharu si rivolse a Benkei con un'ultima raccomandazione. — Prima di andartene, Benkei, ti consiglio di passare nell'ufficio logistica della Divisione. — gli suggerì, il tono serio ma carico di significato. — Ho lasciato qualcosa per te lì. Sono certo che ti sarà utile nel tuo cammino.

Benkei, curioso e grato per l'attenzione del suo maestro, annuì con rispetto. — Grazie. — rispose con gratitudine, la sua mente già ipotizzando cosa potesse essere quel misterioso regalo. — Andrò lì non appena lasciato il dojo.

Yasuharu sorrise, un bagliore di orgoglio nei suoi occhi. — Fai buon uso di ciò che troverai lì, Sakahone. — disse con un tono di incoraggiamento. — Il Capitano Fon e la Divisione si aspettano precisione e professionalità.

Con quelle parole di congedo, i due Shinigami si separarono, ognuno diretto verso il proprio destino. Benkei, con la promessa di una nuova scoperta che lo attendeva nell'ufficio logistica, si mise in cammino, consapevole che il suo addestramento con Yasuharu non era stato altro che il preludio ad incarichi così difficili e delicati che doveva assaporare ogni attimo e ogni intervallo di tranquillità e serenità fra l'uno e l'altro.

— Farò il mio dovere. — disse Benkei Sakahone, con un filo di voce, prima di sparire dietro l'angolo del corridoio che portava al depsito dell'ufficio logistico.

Con passo deciso, Benkei si diresse verso l'ufficio logistico della Seconda Divisione, il cuore gonfio di aspettative per il misterioso pacchetto lasciato lì per lui.
Entrò nell'ufficio e si avvicinò al banco, dove un membro del personale lo attendeva con un sorriso accogliente.

— Ecco qui — disse semplicemente il membro del personale, porgendo una piccola scatola avvolta in carta marrone.

Benkei prese il pacchetto, con il cuore che dettava un ritmo di curiosità mista a gratitudine. Senza indugiare, strappò la carta e aprì il contenitore, rivelando il suo contenuto. All'interno, giaceva uno Shihakushou senza maniche, il tipico modello indossato dagli Shinigami della Seconda Divisione, per favorire l'agilità e l'esecuzione delle Arti Marziali, visti i tanti praticanti di Hakuda nelle fila di quella Divisione.

Una sensazione di sorpresa lo attraversò mentre contemplava la veste. Non era stato Yasuharu a lasciare quel pacchetto, ma piuttosto un conferimento da parte del Capitano Fon e della Seconda Divisione stessa. Era un gesto di riconoscimento per i suoi sforzi e il suo impegno nell'addestramento, un segno che Benkei era ora ufficialmente parte di quella brigata di Shinigami.

Con un sorriso di gratitudine, Benkei si vestì dello Shihakusho, sentendo il tessuto morbido contro la pelle. Era un simbolo tangibile del suo progresso e della sua dedizione, e lo indossò con orgoglio. Raccolse il pacchetto vuoto e, con una leggera inclinazione della testa al membro del personale, uscì dall'ufficio logistico. Quella veste rappresentava l'inizio della sua carriera all'interno della Seconda Divisione, il sigillo sulla sua crescita come individuo e come dio della morte.