Sutras at sunset

L'aria nel corridoio della Seconda Divisione era densa di tensione mentre Benkei Sakahone si avvicinava all'ufficio del Capitano Soi Fon. La porta sbuffò leggermente mentre si apriva, rivelando un ambiente austero e minimalista. Soi Fon era seduta dietro la scrivania, immobile come una statua di ghiaccio. Il suo sguardo penetrante si posò su Benkei quando quest'ultimo entrò, e il giovane Shinigami si inchinò rispettosamente.

— Capitano Fon, mi avete fatto chiamare? — chiese Benkei, cercando di nascondere l'agitazione che serpeggiava dentro di lui.

Soi Fon sollevò gli occhi dal documento che stava leggendo, fissando intensamente Benkei. — Sakahone, hai dimostrato competenza in una missione delicata recentemente. Ho apprezzato la tua professionalità e le tue abilità.

Benkei annuì, grato per il riconoscimento del suo Capitano.
Soi Fon si alzò dalla sedia, camminando lentamente intorno alla stanza prima di fermarsi di fronte a Benkei. — Tuttavia, ci sono compiti più specializzati che richiederanno le tue abilità. Ho deciso di assegnarti un incarico più rilevante.

Il cuore di Benkei iniziò a battere più velocemente, mentre Soi Fon proseguiva. — Come tu sai, la Seconda Divisione comanda gli Onmitsukidō, la squadra speciale del Gotei. Saremo impegnati in missioni che richiedono discrezione e abilità straordinarie. — Benkei fece un cenno con la testa, onorato dall'opportunità, ma allo stesso tempo consapevole della responsabilità che gli veniva affidata. Soi Fon gli porse un documento. — Questo è il mio primo ordine per te. Il tuo primo incarico consisterà nel raggiungere gli standard minimi degli Onmitsukidō in due capacità fondamentali, la Mimetizzazione Spirituale e la Percezione della Reiatsu. A guidare il tuo addestramento sarà lo Shinigami Togawa Yasuharu.

— Vi ringrazio, Capitano — rispose Benkei con rispetto.
— Farò del mio meglio per non deludervi.
Soi Fon gli lanciò uno sguardo scrutatore.
— Ciò che mi interessa è il risultato. Non deludermi, Sakahone.

Mentre Benkei si trovava di fronte al Capitano Fon, il cuore gli pulsava forte nel petto, scandendo l'incertezza che fluttuava nell'aria. Le pareti parevano stringersi attorno a lui, e l'atmosfera sembrava carica di aspettative. Si morse il labbro inferiore, cercando di calmare la sua ansia. L'emozione lo avvolse come una leggera nebbia, facendo eco all'importanza dell'incarico che gli era stato affidato. Il giovane Shinigami si trovò a scrutare la finestra aperta, i raggi del sole che filtravano attraverso le tende. La luce illuminava la stanza, ma una parte di lui era immersa nell'ombra dei pensieri che lo affliggevano, i dubbi sull'essere all'altezza di quella Divisione. Il suo sguardo si perse nel vuoto, i pensieri si intrecciavano come fili invisibili, formando un nodo di incertezza.

In quel momento, il suono leggero di un bussare alla porta interruppe i suoi pensieri. Benkei si irrigidì, come se un brivido avesse percorso la sua spina dorsale. Una piccola corrente d'aria fece muovere leggermente le ciocche dei suoi capelli mentre si girava verso la porta, incerto sul cosa aspettarsi. Quando la porta si aprì, rivelando Togawa Yasuharu, il giovane Shinigami cercò di nascondere la sua inquietudine dietro un'espressione composta. Uno sguardo scrutatore di Yasuharu lo attraversò, e Benkei si sentì come se il maestro avesse già iniziato a leggere nei recessi più profondi della sua anima.

— Togawa Yasuharu, quarto seggio della Seconda Divisione. — disse Yasuharu, annunciando la sua presenza con un tono calmo ma deciso. — Capitano. — aggiunse, accennando un inchino in segno di riverenza.
Benkei si mosse dalla sua posizione e si inchinò rispettosamente.
— Benkei Sakahone, a vostra disposizione.

Lo sguardo di Yasuharu lo attraversò nuovamente, come se cercasse di carpire qualcosa al di là delle parole pronunciate. Benkei si sentì come un libro aperto, vulnerabile di fronte a uno che aveva decenni di esperienza e saggezza. In quel momento, Benkei sentì il peso dell'opportunità che gli era stata offerta. La sua ansia si trasformò in una fiamma di determinazione. Si guardò intorno, consapevole che quel momento segnava l'inizio di un nuovo capitolo nella sua vita da Shinigami.

— Sei pronto a cominciare l'addestramento?

Prima che Yasuharu e Benkei lasciassero l'ufficio, il Capitano Soi Fon si alzò dalla sua scrivania con una solennità che comandava rispetto. Il suo sguardo, severo e penetrante, seguì entrambi gli Shinigami mentre si dirigevano verso la porta.

— Togawa, Sakahone, iniziò Soi Fon, la sua voce tagliente tagliando l'aria, — questo addestramento è cruciale. Gli Onmitsukidō operano nell'ombra, e la nostra abilità sarà messa alla prova più di quanto tu possa immaginare, Benkei.

Yasuharu annuì rispettosamente, dimostrando di capire l'importanza della missione affidata loro. Benkei si sentì ancor più concentrato, consapevole della responsabilità che gravava su di lui.

— Togawa, continuò Soi Fon, — assicurati che il giovane Sakahone comprenda la gravità del suo ruolo. Gli Onmitsukidō sono il cuore pulsante della Seconda Divisione, e il suo contributo sarà essenziale.

Yasuharu si inchinò leggermente. — Capitano, farò del mio meglio per trasmettere a Sakahone l'importanza del nostro lavoro e della sua formazione.

Soi Fon si rivolse poi a Benkei con uno sguardo severo. — Sakahone, segui le istruzioni di Yasuharu alla lettera. Il tuo addestramento sarà impegnativo, ma è necessario per diventare un Onmitsukidō degno di questo nome.

Benkei si inchinò a sua volta. — Capitano, vi ringrazio per questa opportunità. Farò del mio meglio per superare le vostre aspettative.

Soi Fon fece un cenno con la testa, indicando approvazione. — Yasuharu, guida Sakahone con saggezza. La sua crescita riflette direttamente sulla reputazione della Seconda Divisione.

Yasuharu si mise in posizione d'attenzione. — Capitano, potete fidarvi che darò il massimo. La formazione di Sakahone sarà la mia priorità.

Con queste ultime parole di approvazione, Soi Fon lasciò che Yasuharu e Benkei uscissero dalla sua stanza. La porta si richiuse dietro di loro, lasciando dietro di sé solamente il solenne silenzio che seguì le loro promesse.

I passi di Yasuharu e Benkei echeggiavano nei corridoi silenziosi della Seconda Divisione. Il silenzio, interrotto solo dal tintinnio delle katane e dal lieve sussurro dell'aria, creava un'atmosfera di tensione e aspettativa mentre i due Shinigami si dirigevano verso il dojo. Le pareti di pietra sembravano custodire secoli di segreti, un palcoscenico dove il destino di Benkei sarebbe stato forgiato.

Yasuharu, che aveva già affrontato missioni con gli Onmitsukidō, camminava con la grazia di chi aveva attraversato sorprese e minacce, uscendone in qualche modo indenne. I suoi occhi, profondi e scrutatori, si posavano a tratti su Benkei, come se cercassero di percepire il suo spirito e la sua prontezza per l'addestramento imminente.

— Sakahone-san — disse Yasuharu con una voce calma, ma carica di autorità, — Il dojo è il luogo dove le abilità si forgiano e le anime si rivelano. Preparati, perché quello che imparerai qui ti cambierà profondamente.

Mentre si avvicinavano al dojo, le porte di legno massiccio si aprirono con un sospiro leggero. L'interno era illuminato solo da fioche lanterne, creando un'atmosfera misteriosa e concentrata, con scarsa e tremolante visibilità. I tatami coprivano il pavimento, pronti ad assorbire gli impatti delle prove imminenti. Yasuharu si voltò verso Benkei, il suo sguardo esprimeva saggezza e una sfumatura di gentilezza.

— L'addestramento inizierà con la Mimetizzazione Spirituale. È l'arte di fondersi con l'ambiente circostante, di diventare parte del tutto.

Con un gesto ampio della mano, Yasuharu indicò il dojo, invitando Benkei a immergersi nel processo di apprendimento.
Benkei annuì, consapevole della sfida che aveva di fronte.

— La Mimetizzazione Spirituale non riguarda solo la tua presenza fisica, — spiegò Yasuharu, — ma anche la tua energia spirituale. Devi imparare a fluire con essa, a diventare impercettibile, come l'ombra che segue la luce.

Yasuharu si mosse con agilità nell'oscurità della stanza, confondendosi nella danza delle fiamme delle fiaccole, dimostrando quello che stava spiegando con un'eleganza fluida. Benkei lo osservò attentamente, cercando di assorbire ogni movimento, ogni dettaglio.

— Ora, Benkei, — disse Yasuharu, — prova a sentire la tua Reiatsu. Chiudi gli occhi e sintonizzati con l'energia che emani. Raggiungi l'armonia con il tuo centro e l'ambiente circostante.

Benkei chiuse gli occhi, concentrandosi sulla sua energia spirituale. In quel silenzio, poteva percepire la propria Reiatsu come un flusso sottile, come un raggio di luce che attraversava l'oscurità. Yasuharu osservava, il suo sguardo rivelava la capacità di leggere il progresso di Benkei anche senza una parola. — Ottimo, Benkei. — ammise.
— La mimetizzazione spirituale richiede tempo e pratica costante. Ma con il tempo, diventerai uno con l'ombra stessa.

Il dojo risuonava con la promessa di sfide e crescita mentre Yasuharu guidava Benkei attraverso i primi passi del suo addestramento. La conversazione fluiva tra domande e risposte, ogni spiegazione di Yasuharu apriva nuovi orizzonti di conoscenza per il giovane Shinigami. La voce calma di Yasuharu si intrecciava con il suono delle katane che si scontravano nei combattimenti simulati, creando una sinfonia di apprendimento e crescita nell'atmosfera intensa del dojo.

Mentre si immergeva nella pratica della Mimetizzazione Spirituale sotto l'occhio vigile di Yasuharu, il pensiero di Benkei vagò indietro nel tempo, ricordando il periodo trascorso all'Accademia Shin'O. Era stato lì che aveva acquisito per la prima volta le basi del Camuffamento Spirituale, una tecnica che gli aveva permesso di sopravvivere a missioni delicate e pericolose, come quella al di là del Rift. Sopravvivendo a quella Missione senza scontrarsi con alcun nemico se non il grosso Adjuchas di nome Orca, abbattuto infine dal Capitano Fon, grazie proprio alle sue capacità di mimetizzazione, aveva dimostrato un certo talento nella disciplina. Tuttavia, da solo, il talento non bastava e non poteva bastare.

Le ricordanze di quei giorni di addestramento pulsavano nella sua mente come riverberi di un passato che ora si congiungeva con il suo presente. Aveva imparato a fondere la sua energia spirituale con l'ambiente, a diventare invisibile agli occhi dei nemici. Quelle erano state le lezioni che lo avevano plasmato in un Shinigami astuto e sfuggente. Tuttavia, nella Seconda Divisione, Benkei sentiva che il livello di perfezionamento richiesto era completamente diverso. Yasuharu gli stava insegnando a portare la Mimetizzazione Spirituale a un nuovo apice, a diventare parte non solo dell'ambiente fisico ma della trama Spirituale stessa. Era una sfida che lo spingeva oltre i limiti ai quali era arrivato con gli insegnamenti dell'Accademia.

In quei momenti di silenziosa riflessione, Benkei sentì la pressione dell'onore e dell'onere che portava sulle sue spalle. Aveva dimostrato la sua abilità durante missioni, ma ora si trovava al centro di una prigione d'ombra, circondato da maestri di un'arte ancora più oscura. La sua esperienza passata gli aveva fornito il biglietto d'ingresso, ma ora era il momento di dimostrare che poteva superare ogni aspettativa.

I pensieri di Benkei erano come un fiume tumultuoso, un misto di gratitudine per l'addestramento ricevuto all'Accademia e di determinazione a crescere ulteriormente. Yasuharu lo spingeva senza pietà, facendogli capire che la Mimetizzazione Spirituale non era solo un trucco per sfuggire ai nemici, ma una forma d'arte che poteva essere perfezionata solo attraverso la disciplina, la percezione e la saggezza.

— Mimetizzare la nostra presenza spirituale non è solo un modo per nascondersi, Benkei, — disse Yasuharu, come se leggesse i pensieri del giovane Shinigami. — È un'arte che richiede da parte tua una comprensione profonda dell'ambiente e delle minacce che ti circondano. La tua energia spirituale deve essere un'estensione del tuo spirito, sempre pronta a rispondere alle sfide che potresti incontrare."


La voce di Yasuharu echeggiava nel dojo, mescolandosi con il suono dei movimenti di Benkei. Quest'ultimo accettò il nuovo insegnamento con un mix di umiltà e determinazione. La sua riflessione interiore gli conferì una chiara consapevolezza: il cammino che aveva intrapreso ora era più oscuro, ma era anche più gratificante e significativo. Si promise che avrebbe imparato e si sarebbe adattato, consapevole che solo attraverso la crescita personale avrebbe potuto onorare l'opportunità che gli era stata concessa.

— Yasuharu-sensei, chiese Benkei, rompendo il silenzio del dojo, — posso chiederti qualcosa?

Yasuharu, con la sua solita calma, si fermò e si voltò verso Benkei con uno sguardo che invitava alla curiosità. — Chiedi pure, Sakahone. Le domande sono il primo passo verso la comprensione.
Benkei sorrise dentro di sè, gli sembrava quasi di ascoltare Daiseishi.

— Quando ero all'Accademia Shin'O, — cominciò Benkei, — la Mimetizzazione Spirituale era incentrata sulla mia presenza fisica e sulla capacità di mescolarmi con l'ambiente. Ma qui, sembra ci sia qualcosa di più, qualcosa che va oltre la semplice mimetizzazione. Cosa mi sfugge?

Yasuharu sorrise, come se avesse apprezzato la domanda. — La Mimetizzazione Spirituale non è solo invisibilità, Sakahone. È la capacità di percepire, di anticipare e di fondersi con la realtà circostante a un livello più profondo. La tua energia spirituale deve diventare una con l'essenza del mondo che ti circonda.

Benkei annuì, assimilando le parole del suo sensei.
— Ma come si fa a raggiungere questo livello? Come si fonde la propria Reiatsu con l'essenza del mondo?

In un battito di cuore, Yasuharu sorprese Benkei alle spalle, con le mani dietro la schiena. — La chiave, Benkei, è la consapevolezza. Devi sviluppare una connessione profonda con la tua Reiatsu e con tutto ciò che ti circonda. Ascolta il flusso dell'energia, senti il battito del mondo spirituale. Migliorare la tua capacità di mimetizzazione migliorerà quella di percezione, e viceversa.

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Benkei ascoltò le parole di Yasuharu, processandole e riflettendo su come potesse applicare queste nuove intuizioni alla sua pratica. — È un processo graduale, — continuò Yasuharu. — Prima imparerai a percepire la tua Reiatsu in modo più acuto, poi imparerai a sentire gli altri. È un equilibrio tra consapevolezza di sé e consapevolezza dell'ambiente.

Mentre Benkei continuava la sua pratica della Mimetizzazione Spirituale, Yasuharu osservava silenziosamente, l'espressione del maestro riflessa nei suoi occhi profondi e penetranti. Il giovane Shinigami si muoveva con una grazia sempre più raffinata, adattandosi all'ambiente circostante in modo che la sua presenza sembrasse sfumare con il tessuto del mondo spirituale.

Yasuharu, pur mantenendo una compostezza esteriore, fu momentaneamente colpito da un senso di stupore. In una frazione di secondo, la sua percezione sembrò vacillare, come se Benkei si fosse dissolto nella trama stessa della realtà. Un sorriso sottile si delineò sul volto di Yasuharu, quasi impercettibile ma testimone della sua sorpresa.

Senza dire una parola, Yasuharu si avvicinò a Benkei, il suo sguardo scrutatore analizzava ogni movimento. — Sakahone, la tua energia spirituale è diventata parte integrante di questo dojo, — affermò Yasuharu con voce tranquilla, ma l'ammirazione sottolineava ogni parola. — Hai fatto progressi notevoli in così poco tempo.

Il dojo, avvolto in un silenzio solenne, testimoniava la crescita di Benkei. Yasuharu, pur nel suo ruolo di maestro impassibile, non poteva negare l'impatto dei progressi del giovane Shinigami. La lezione non si limitava al semplice insegnamento di una tecnica; era un'evoluzione, un'arte che si rivelava attraverso l'esperienza diretta.

Giorno dopo giorno, Benkei affrontava con dedizione l'addestramento sotto la guida di Yasuharu. Le lunghe sessioni di pratica, l'attenzione ai dettagli e l'immersione costante nell'arte della Mimetizzazione Spirituale stavano portando i loro frutti. Il giovane Shinigami si sentiva sempre più a suo agio nell'assorbire l'essenza dell'ambiente che lo circondava, integrando la sua Reiatsu con il fluire del mondo spirituale.

Dopo qualche tempo di intensa pratica, Yasuharu decise di dimostrare una tecnica avanzata di Mimetizzazione Spirituale, sfumando la sua presenza nel dojo fino a diventare un'ombra sfuggente tra le lanterne tremolanti. Gli occhi di Benkei seguirono ogni movimento del maestro, ammirando la perfezione della sua esecuzione. — Ora tocca a te, Sakahone. — disse Yasuharu, invitando Benkei a tentare la stessa dimostrazione.

Il giovane Shinigami si posizionò al centro del dojo, respirando profondamente per concentrarsi. Chiuse gli occhi e iniziò a percepire la sua energia spirituale, cercando di fonderla con l'ambiente circostante. Le lanterne oscillavano leggere e il tatami sotto i suoi piedi sembrava pulsare con l'energia del mondo spirituale.

Con passi leggeri e misurati, Benkei iniziò a muoversi, seguendo il flusso della sua energia. La sua figura si svelò gradualmente meno nitida, sfumando tra le ombre. Mentre si muoveva, Yasuharu osservava attentamente, la sua espressione insondabile. Il dojo si riempì di una tensione palpabile, interrotta solo dal suono silenzioso dei passi di Benkei. Poi, come un'anomalia nello spazio-tempo, la figura del giovane Shinigami sembrò fondersi con l'ambiente, diventando sempre più difficile da distinguere.

Yasuharu, con un impercettibile sorriso, sottolineò con un cenno del capo l'approvazione silenziosa. — Eccellente, Sakahone. Hai compreso il concetto alla perfezione.

Benkei riaprì gli occhi, una miscela di gratitudine e realizzazione brillava nei suoi occhi.
— Grazie, Yasuharu-sensei. È grazie ai tuoi insegnamenti.

Yasuharu si avvicinò, posando una mano sulla spalla di Benkei con un tocco leggero ma significativo.
— La maestria richiede tempo, ma il tuo impegno è straordinario. Continua così.

La scena si concluse con il dojo avvolto in un silenzio riflessivo, testimone dei progressi di Benkei. Yasuharu sapeva che il giovane Shinigami aveva appena iniziato il suo viaggio verso la perfezione, ma quei momenti di successo rappresentavano passi significativi lungo la strada degli Onmitsukidō. — Non ti rilassare — disse Yasuharu all'allievo prima di lasciare il dojo, quel giorno.

— Domani cominciamo con la Percezione.

Le pareti del dojo sembravano trasmettere la storia di quella sessione di addestramento, i movimenti eleganti e precisi di Benkei, l'aria carica di energia spirituale. I tatami, ora segnati dall'uso intenso, conservavano il ricordo di ogni passo del giovane Shinigami. Benkei si ritrovò seduto al centro del dojo, la stanchezza infiltrandosi gradualmente nelle sue membra. Ogni muscolo del suo corpo urlava in risposta agli sforzi profusi. La soddisfazione del successo, tuttavia, danzava insieme alla fatica, creando un'armonia intricata di emozioni.

Sul tatami, Benkei lasciò cadere la borraccia vuota, il suono dell'oggetto metallico che toccava il pavimento sembrava risuonare nel silenzio del dojo. Respirò profondamente, cercando di riportare un senso di equilibrio nel suo essere. Il suo sguardo si perse nel vuoto, le pareti di legno sembravano chiudersi su di lui come le pagine di un libro che si stava scrivendo con ogni passo compiuto. Il dojo era il suo campo di battaglia spirituale, dove la determinazione e la disciplina si confrontavano con la stanchezza e il bisogno di perfezione.

Le sue mani, ora leggermente tremanti, raccontavano la storia di un combattimento interno. Benkei aveva dimostrato il suo potenziale, ma la strada verso la maestria era costellata di sfide e sacrifici. Sotto la superficie della sua soddisfazione, c'era la consapevolezza che ogni successo comportava uno sforzo considerevole.

Nel silenzio che lo circondava, Benkei chiuse gli occhi, permettendo ai suoi pensieri di fluire liberamente. La mente ripercorse ogni istante dell'addestramento, rivivendo ogni consiglio di Yasuharu, ogni passo incerto, fino al successo nell'eseguire quell'ultima dimostrazione. La stanchezza si fuse infine con la soddisfazione. Benkei, solo tra le pareti del dojo, si sentì vulnerabile e potente allo stesso tempo. Ogni respiro era un ricordo delle fatiche affrontate, e ogni battito del cuore era un inno alla sua resilienza.

Con un sospiro rilassato, Benkei si alzò dal tatami, sentendo la fatica e la soddisfazione colmare ogni fibra del suo essere. Il dojo, ora avvolto in un'atmosfera di comprensione silenziosa, lo accolse come un confidente delle sue aspirazioni e dei suoi sforzi, pronti ad essere moltiplicati già dal giorno seguente.

Benkei si svegliò con l'entusiasmo di affrontare una nuova giornata di addestramento nel dojo. Con passo deciso, si diresse verso la Seconda Divisione, il cuore colmo di determinazione. Tuttavia, quando giunse alla porta del dojo, un senso di inquietudine si insinuò nella sua anima.

L'aria all'interno del dojo era diversa, priva della solita vitalità. Guardò intorno, sperando di scorgere la figura familiare di Yasuharu o il profilo distinto del Capitano Soi Fon. Ma il dojo era vuoto, avvolto in un silenzio che risuonava come un'eco vuota nei corridoi.

— Yasuharu-sensei? — chiamò Benkei, la sua voce sembrava perdersi nel vuoto. Un senso di vuoto si insinuò nel suo petto, mentre scrutava ogni angolo sperando di vedere qualcuno apparire da dietro le lanterne.

Il tatami sotto i suoi piedi sembrava più freddo del solito, e la sensazione di solitudine si faceva sempre più intensa. Benkei si sforzò di controllare l'ansia crescente, chiedendosi dove potessero essere i suoi maestri.

Forse era troppo presto, forse Yasuharu e il Capitano avrebbero fatto la loro comparsa a breve. Ma in quel momento, il dojo appariva come un vuoto enigmatico, un luogo che aveva perso la sua anima. La giornata si presentava davanti a Benkei come un mistero, e il giovane Shinigami, ancora incerto su ciò che stava accadendo, e ignaro di ciò che sarebbe successo di lì a pochi istanti, si lasciò cadere a terra, per cominciare stancamente gli esercizi di stretching.

Benkei, ormai rassegnato, non provò più nemmeno a chiamare il nome di Yasuharu. Mentre il senso di vuoto si faceva sempre più marcato, un lieve fruscio attirò la sua attenzione. Un istante dopo, Yasuharu emerse dall'ombra come un fantasma, svelando la sua presenza mimetizzata. — Benkei, come hai imparato, la Mimetizzazione Spirituale non è solo questione di nascondersi fisicamente. — disse lo Shinigami — È anche la capacità di scomparire dalla percezione altrui.

Benkei fu colto di sorpresa mentre Yasuharu, sin dall'inizio, era sempre stato lì, nel cuore del dojo. La rivelazione lo sconvolse, ma l'ansia si trasformò in una miscela di ammirazione e stupore.
— La percezione è il fulcro della nostra arte. — riprese il Seggio, il suo sguardo penetrante attraversò Benkei. — Devi imparare a sentire, a percepire le minime variazioni nell'energia circostante. Solo allora potrai anticipare gli attacchi e rispondere con prontezza.

Senza alcun preavviso, Yasuharu si lanciò in un attacco repentino. La sua figura sfumò nel nulla, solo per riapparire improvvisamente dietro Benkei, sbilanciandolo con una spazzata ben calibrata. Il giovane Shinigami, ancora sconcertato dalla rivelazione della presenza di Yasuharu, barcollò leggermente, cercando di recuperare l'equilibrio.

— La sorpresa è un'arma potente. — spiegò Yasuharu. — Devi imparare a percepire anche ciò che sembra invisibile. Solo allora sarai veramente in grado di definirti un Onmitsukidō.

Con Benkei ancora leggermente sbilanciato dall'attacco a sorpresa, Yasuharu lo fissò con uno sguardo che sembrava penetrare fino all'anima stessa.
— La Percezione Spirituale è una delle chiavi fondamentali degli Onmitsukidō. Non si tratta solo di vedere con gli occhi, ma di percepire con il cuore e la mente.

Yasuharu si mosse con una grazia silenziosa, invitando Benkei a concentrarsi sulla sua energia spirituale. — Devi imparare a sentire l'essenza stessa di chi ti circonda. Ogni individuo ha una firma spirituale unica, come un'impronta digitale nell'energia spirituale. La tua capacità di percezione determinerà quanto sarai in grado di discernere.

Benkei chiuse gli occhi, focalizzandosi sul flusso di energie intorno a lui. Ogni respiro, ogni movimento, divennero tracce tangibili nella tela invisibile del mondo spirituale. — Concentrati sulle sensazioni. — suggerì Yasuharu. — Lascia che la tua energia si estenda, toccando il tessuto del mondo spirituale come un filo sottile.

Mentre Benkei si immerse nella pratica, Yasuharu continuò la spiegazione.
— Per uno Shinigami, la Percezione Spirituale è cruciale per anticipare minacce e individuare presenze nascoste. Ma non limitarti a percepire solo gli altri; impara a sentire anche te stesso. La consapevolezza dei tuoi turbamenti spirituali può essere la chiave per mantenere la calma in situazioni critiche.

Il dojo si riempì di una quiete intensa, rotta solo dal sussurro del vento spirituale. Yasuharu guidava Benkei attraverso esercizi di concentrazione, insegnandogli a distinguere le variazioni sottili nell'energia che permeava l'ambiente.
— Osserva le vibrazioni, Benkei. Sintonizzati sulle armonie e sulle dissonanze del mondo spirituale.

Benkei, immerso nella pratica, iniziò a sentire una sinfonia invisibile di energie intorno a lui. Gli odori del dojo, i suoni della natura spirituale, tutto acquisì una nuova dimensione. Yasuharu, con la sua guida paziente, lo spingeva a estendere i limiti della sua percezione.

— La Percezione Spirituale non è solo un dono, ma una disciplina da coltivare. — disse Yasuharu, il suo tono carico di saggezza. — È il radar che guida il nostro cammino attraverso il mondo dei vivi e dei morti.

Con ogni nuovo mattino nel dojo, Benkei affinava la sua abilità, immergendosi sempre più nelle sfumature sottili delle energie intorno a lui. Il suo impegno costante si rifletteva in un incremento graduale, ma tangibile, della sua percezione spirituale. Yasuharu continuava a guidarlo attraverso esercizi sempre più complessi.
— Benkei, la percezione spirituale è come una danza. — spiegò, mentre i loro passi risuonavano sul tatami. — Devi fluire con l'energia che ti circonda, come se danzassi con le stesse anime del mondo spirituale.

Benkei seguiva gli insegnamenti, imparando a percepire le variazioni energetiche anche nei dettagli più minuti. Ogni respiro del vento spirituale, ogni pulsazione delle reishi, diventavano elementi di una sinfonia che solo la sua percezione affinata poteva cogliere.

— La tua percezione rappresenta il tuo scudo, la mimetizzazione la tua spada. — continuò Yasuharu.
— Sarà il senso che ti avvertirà del pericolo e ti guiderà nella giusta direzione. Ma ricorda, la chiave è mantenere un equilibrio. Non farti travolgere dall'abbondanza di informazioni. Sii come una foglia sull'acqua, che danza senza affondare.

Con il passare dei giorni, Benkei si sintonizzò non solo sul mondo spirituale circostante ma anche sul suo io interiore. Scoprì come la sua energia rispondeva ai diversi stati d'animo, come un barometro emotivo intrecciato con l'essenza del suo spirito.

Benkei si ritrovò spesso a riflettere sulla sua nuova fase di addestramento, cercando di conciliare la sua inclinazione alla pigrizia e alla nullafacenza, il suo desiderio di vivere tranquillamente con le sfide e gli ordini posti davanti a lui. Seduto sul tatami del dojo, con lo sguardo perso nel vuoto, le parole di Yasuharu risuonavano come un sottofondo costante nella sua mente.

— Percepire il mondo spirituale è come scrutare nell'abisso. Non tutti hanno la volontà di farlo, Benkei. — gli aveva detto Yasuharu, con il suo sguardo serio ma penetrante.
— Ma tu hai dimostrato una predisposizione. Ora, è tempo di spingere i tuoi limiti.

Benkei sospirò, sentendosi un po' sopraffatto dall'idea di dover mettere in discussione l'inerzia e le abitudini che si era costruito per diventare più forte, per inseguire un'ambizione che non aveva mai avuto, ma che molti avevano caldeggiato. La sua natura pigra si scontrava con l'arduo lavoro richiesto, ma - in fondo - una piccola fiamma di determinazione ardeva nel suo intimo. Forse, una via d'uscita: diventare così forte da non dover più temere nulla.

— Vivere una vita tranquilla e senza preoccupazioni o fatiche... ma fino a che punto posso permettermi di rimanere nell'ombra? — si chiedeva Benkei, sfiorando i suoi capelli disordinati con una mano.
— Il Capitano Fon ha visto qualcosa in me, anche se non capisco bene cosa sia. Non mi aspetto di diventare un eroe, non mi interessa. Non lo sono e non voglio esserlo, ma deve pur esserci qualcosa che uno come me possa fare.

Le sue giornate procedevano tra momenti di intensa concentrazione durante l'addestramento e istanti di rilassamento, quando si abbandonava al suo istinto pigro. Tuttavia, la voce di Yasuharu continuava a spingerlo a cercare di più, a esplorare il potenziale che forse nemmeno lui sapeva di avere.