Another Full Circle

Seireitei,
Davanti al cortile degli edifici della Seconda Brigata

Giorni dopo aver fatto il rapporto sulla missione e sulla situazione oltre il Rift, Benkei ricevette una notizia che lo colse di sorpresa e al contempo lo riempì di emozione. Il Capitano Soi Fon, colpita dalle capacità e dalla professionalità che il giovane shinigami aveva dimostrato durante e dopo la missione, aveva richiesto che entrasse a far parte della Seconda Divisione. Era un onore inatteso, e Benkei sentì il peso della responsabilità crescente sulle sue spalle. La Seconda Divisione era rinomata per la sua riservatezza e il coinvolgimento in operazioni delicate. Essere chiamato a far parte di una divisione così prestigiosa era un onore inaspettato, una testimonianza delle abilità che aveva dimostrato durante la missione oltre il Rift.

C'era poi un sentimento di forte ammirazione nei confronti del Capitano Fon: era la prima volta che vedeva un Capitano all'opera, e osservare la semplicità con la quale aveva abbattuto una minaccia come Orca aveva accresciuto la stima che Benkei nutriva nei suoi confronti. Il ricordo della severità della sua figura e la sua reputazione di leader deciso erano ben note tra gli Shinigami: essere scelto personalmente da lei era un riconoscimento che Benkei non si aspettava, e sentiva di dover dimostrare di essere all'altezza delle aspettative che lei riponeva in lui.

Il dormitorio della Seconda Divisione era diverso da quello della Quarta. Atmosfera più austera, meno decorazioni, e un senso palpabile di disciplina nell'aria. Benkei si sforzò di adattarsi rapidamente, conscio del fatto che ora faceva parte di un'unità speciale e che la sua formazione sarebbe stata ancora più intensa. In quei momenti di riflessione, Benkei non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse cambiata la sua vita da quando aveva attraversato il Rift. Da un semplice Shinigami incaricato di una missione di routine, ora si trovava a far parte di una delle divisioni più temute e rispettate del Gotei 13.

Non vedeva l'ora di avere una serata libera, e condividere racconti e sensazioni col vecchio Takeshi. Alla fine, come sempre, aveva avuto ragione lui: Benkei non era uno Shinigami adatto alla Quarta Divisione. Per quanto pigro, le sue capacità erano molto più adatte ad una brigata votata al dispiegamento offensivo. Possibilmente, col minor sforzo possibile. Una volta sistemate le proprie cose, tornò all'esterno dell'edificio, attraversando il cortile che portava all'ingresso della caserma della sua nuova brigata. Fuori da quella cancellata, Shinigami di tutte le brigate erano impegnati nei propri compiti quotidiani, dalle pattuglie al dispiegamento di messaggi e risorse. In mezzo a quella folla, notò un volto conosciuto, una figura che aveva visto di sfuggita solo durante lo sfortunato intervento di supporto a La Torre di qualche mese prima.

— C'eri anche tu, quella notte, vero? — chiese senza indugiare alla apparentemente giovane ragazza. Con un po' di fortuna, con il suo aiuto sarebbe arrivato a conoscere delle informazioni che andava ricercando da giorni, da quando il rapporto della propria missione al di là dello Specchio non aveva prodotto conseguenze spiecevoli per una donna che aveva rischiato tutto pur di aiutarlo.

Seireitei,
Davanti al cortile degli edifici della Seconda Brigata

— Di che notte stai parlando?
Benkei rimase qualche secondo in silenzio, abbastanza sorpreso: la giovane shinigami non aveva ricollegato il volto di Benkei a quell'evento, a quel fallimento. Tuttavia, a pensarci bene, era del tutto normale: era stata, per molti, l'ennesima spedizione. Alcune finiscono in un successo, altre in una ritirata. Non c'era motivo, per la maggior parte dei suoi colleghi, di continuare a rivangare quell'evento. Al contrario, Benkei Sakahone aveva impresso a fuoco nella sua mente quella notte: si trattava della sua prima missione, sfociata in un fallimento clamoroso, e culminata con una lezione appresa persino per mano dello Spirito della propria Spada, che gli aveva rammentato l'umiltà e spiegato la sua vera forza. Una notte importante nel suo cammino di Shinigami, per quanto dolorosa e faticosa da riportare alla memoria. Per questo forse i volti incontrati in quella circostanza erano così bene impressi nella sua memoria.

— Scusa...ma davvero non ricordo il tuo nome.
Questo invece era prevedibile. Benkei era quasi sicuro di non aver rivelato a tutti il proprio nome, il proprio rango e la propria divisione, quella notte, se non a Shiki Yamamoto, la shinigami proveniente dallo Specchio, qualche ora dopo lo scontro.

— Nel Mondo Umano, quando siamo stati dispiegati come rinforzi a La Torre, in un loro magazzino preso d'assalto. — spiegò Benkei, cercando di richiamare alla memoria della ragazza gli eventi di quella sera. — Combattevo per un'altra brigata a quel tempo, ma temo che non sarebbe cambiato poi molto.

Aveva lavato via l'onta del fallimento solo grazie al successo di una missione successiva, la stessa che gli aveva permesso di entrare nella Seconda Divisione, di avventurarsi dentro lo Specchio e sopravvivere all'attacco di un Adjuchas. Ci aveva messo un po', ma poteva finalmente dire di aver appreso la dura lezione che quella notte una giovane Quincy prima e il saggio Daiseishi poi gli avevano impartito, umiliandolo fisicamente e spiritualmente. — Benkei Sakahone, Seconda Divisione. — disse alla ragazza rompendo gli indugi.
— Eri lì insieme ad Ai, se non vado errato.

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— Quindi c'eri anche tu quella sera lì, onestamente ho cercato di dimenticare quel brutto momento.
Non si era sbagliato, quindi, e come per lui, anche quella giovane Shinigami aveva fatto fatica ad accettare l'esito di quella notte. Non fosse stato per Ai, tutti gli Shinigami inviati come supporto agli alleati de La Torre sarebbero stati sconfitti. Ai, che da quanto aveva modo di intuire era parecchio legato alla ragazza, era l'unico ad aver avuto successo nel proprio scontro individuale, e solo grazie a quella piccola vittoria aveva avuto il tempo di salvaguardare Benkei e gli altri per il tempo necessario all'arrivo - decisivo e salvifico - di Shiki Yamamoto. Era proprio riguardo alla potente shinigami che Benkei avrebbe voluto saperne di più.

— Conosci Ai-sama, deduco che anche tu eri nel gruppetto "trascinato" via da Shiki. — la ragazza fece una pausa. — Alla fine io rimasi ad aspettare i soccorsi, intanto curai le Tenenti.
Dunque, l'intervento di quella piccola, esile ma misteriora shinigami era stato ben più incisivo e utile del suo, che pure faceva - al tempo - parte della Quarta Divisione. Era stato, quello, forse più un inserimento dovuto alle sue caratteristiche caratteriali che tecnico-tattiche: reputato, seppur promettente, troppo pigro e scansafatiche per essere di supporto alle unità belliche durante la battaglia, Benkei Sakahone era stato inizialmente destinato a compiti più tranquilli, alla cura dei feriti. Un verdetto completamente ribaltato dopo la disavventura nel Rift: era sopravvissuto grazie alle sue doti di mimetizzazione, era forse il primo Shinigami ad attraversare lo Specchio e a tornare vivo, e questo - oltre alla fermezza con la quale aveva affrontato la situazione - aveva convinto il Capitano Fon a richiederne il trasferimento.

— C'ero anch'io. — ammise Benkei, cosciente di non dover nascondere nulla di quella notte ad una persona tanto vicina ad Ai. — Per quanto burrascoso, l'intervento di Shiki Yamamoto ci ha tratto in salvo, quella notte.

Alzò gli occhi al cielo, terso e sereno, che sovrastava la Seireitei. — A proposito di Shiki Yamamoto, Ai-san sembrava il più loquace quella notte. Sai se posso chiedergli delle informazioni? Vorrei sdebitarmi con lei, ma non so da dove cominciare.

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Conversare con quella giovane Shinigami era in qualche modo maieutico. Sebbene le sue riflessioni potessero sembrabre apparentemente superficiali, nascondevano in realtà diversi livelli di lettura. Benkei Sakahone si ritrovò a riflettere su quelle parole. La sua mente vagò indietro nel tempo, atterrando su un ricordo che aveva sepolto sotto strati di pigrizia: il vecchio Takeshii che lo salvava da una minaccia spirituale, centinaia di anni prima. Era stato anche quello, in qualche modo, un tentativo di creare un legame?

Takeshi era diventato per lui una figura quasi paterna, con la quale aveva condiviso non solo la battaglia, ma anche preziosi consigli e saggezza. Un legame simile a quello zio-nipote si era sviluppato tra loro nel corso degli anni, e Benkei aveva imparato molto da quel veterano. Takeshi gli aveva insegnato che, proprio come sosteneva Emilia, nonostante la vita prolungata degli Shinigami, la compagnia di anime affini era cruciale per evitare che l'esistenza stessa si trasformasse in un lungo, oscuro corridoio. Una vita di solitudine. Quelle parole di Emilia lo avevano toccato, risvegliando un senso di gratitudine nei confronti di Takeshi e aprendo gli occhi sulla vera importanza delle connessioni nell'eterna vita degli Shinigami. Forse, in quella consapevolezza, avrebbe trovato la spinta per superare la sua indolenza e costruire legami significativi nel corso della sua esistenza senza fine.

Allo stesso tempo, tuttavia, una consapevolezza lo investì con la forza di un treno. — Per quanto riguarda Ai-sama, sembra che Shiki conoscesse la sua controparte nello Specchio, forse per questo motivo vi è più confidenza tra loro.
La mente di Benkei cominciò a viaggiare. Sebbene fosse andato anche lui oltre lo Specchio, sebbene conoscesse - più o meno - la storia di Shiki, non si era mai fermato a immaginare che un altro io, un altro sè, potesse esistere dall'altra parte. E se esistevano in qualche modo due Ai, dovevano esistere due Emilia, due Benkei, e probabilmente persino due Shiki.

— Questo significa che... — di fatto, Benkei dimenticò completamente di rispondere direttamente all'affermazione di Emilia. Piuttosto, cominciò a ragionare a voce alta, quasi per includerla nei propri pensieri. — Se ciascuno di noi, come Ai, ha una controparte dall'altra parte dello Spechio... deve essere valido anche il contrario. Deve esistere una Shiki anche al di qua dello Specchio. Possibile che Ai-san non la conosca?

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Davanti al cortile degli edifici della Seconda Brigata

Benkei ascoltò attentamente le parole di Emilia, il suo sguardo si posò su di lei mentre parlava di universi alternativi e delle differenze che avevano modellato la Shiki di questo mondo. La sua mente, di solito pigra e disinteressata, iniziò a muoversi come un ingranaggio ruggente, cercando di elaborare le informazioni fornite dalla giovane Shinigami.

Le parole di Emilia lo fecero riflettere sulla natura complessa degli individui e sul modo in cui le esperienze e le circostanze potevano plasmare le persone in modi imprevedibili. La liberazione di Aizen e la morte di Kuchiki Byakuya erano eventi sicuramente significanti, che avevano lasciato un segno non soltanto sulla storia, ma anche sugli individui coinvolti. Pensava ad esempio alla sorella del Capitano Kuchiki e al Capitano Abarai. Quelli del suo universo dovevano attraversare un dolore mai provato, probabilmente, da quelli al di là delo Specchio. L'idea che le esperienze potessero modellare e cambiare profondamente la personalità di una persona si insinuò nella sua mente pigra, creando un sentimento di comprensione più profonda.

Quando Emilia parlò della Shiki di questo universo, appartenente alla quarta Brigata e dal carattere apparentemente diverso, Benkei sorrise ironicamente. Si chiese quanto di quella che consideravano la loro Shiki fosse realmente influenzata dalle esperienze che aveva vissuto, e quanto di quella differenza fosse intrinseca alla sua essenza.

— È strano pensare a come le vicissitudini possano plasmare le persone in modi così differenti. — disse Benkei, il suo tono di voce rivelando una profondità di pensiero che svelava raramente. — Ma suppongo che sia parte integrante della nostra natura, quella capacità di adattamento che ci rende così unici. —

Con un sorriso, quasi come se avesse accettato il fatto che la vita è una serie di cambiamenti, Benkei continuò. — Sarei curioso di vedere come il Benkei oltre lo Specchio si è evoluto in seguito a tutto quel dolore. Non saprei nemmeno dire se sia sopravvissuto o meno. Forse è un po' come una versione alternativa di noi stessi, con sfumature che non avremmo mai immaginato.

— E tu, ci pensi mai? — chiese ad Emilia. — A come possa essere la te dello Specchio, a quali strade può avere intrapreso?

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Le riflessioni di Emilia penetrarono la mente di Benkei come un raggio di luce attraverso le nuvole. La sua espressione si fece più seria mentre ascoltava attentamente le parole della giovane Shinigami. Era evidente che Emilia stesse affrontando un dilemma interiore, la curiosità contrastata dal timore di scoprire una versione di sé stessa che potesse non piacerle. Benkei, solitamente pigro e distante, comprese la delicatezza di quel dilemma. Il suo sguardo si abbassò per un momento, come se stesse cercando di trovare le parole giuste per rispondere.

— La curiosità è un'arma a doppio taglio. — disse infine, il tono della sua voce rifletteva una saggezza improvvisa, di cui Daiseishi sarebbe potuto andare fiero. — Scoprire chi siamo veramente, o cosa potremmo diventare in altre circostanze, può essere sia un viaggio emozionante che una sfida spaventosa.

Benkei alzò gli occhi verso Emilia, cercando di trasmettere un senso di comprensione. — È vero, potremmo non piacere a noi stessi nell'alternativa, ma è anche possibile che ci sorprendiamo nel trovare forza o virtù che non avremmo mai immaginato. La chiave potrebbe essere accettare entrambe le possibilità, la parte che amiamo e quella che forse potremmo non amare altrettanto.

Fece una breve pausa, poi aggiunse con un sorriso leggero — Ma hai ragione, a volte la felicità potrebbe risiedere nell'ignorare certe verità, vivendo con l'incertezza piuttosto che affrontare la realtà che potrebbe turbarci. Alla fine, siamo il prodotto delle nostre scelte, e forse, proprio in quella incertezza, troveremo la pace.

Sorseggiò l'aria della Seireitei prima di continuare — La nostra forza sta nel confrontarci con noi stessi e con il mondo che ci circonda. Non dobbiamo temere le sfide che possono presentarsi lungo il cammino, ma piuttosto abbracciarle come opportunità di crescita. — Un leggero sorriso si formò sul volto di Benkei, quasi come se stesse cercando di infondere un po' di ottimismo nella discussione. — E se un giorno incontrassi la tua 'copia', forse potresti imparare qualcosa di nuovo su di te o trovare una connessione inaspettata che potrebbe arricchire entrambe le tue vite.

Dopo una breve pausa, il suo sguardo si fece più leggero, quasi come se stesse preparando la strada per qualcosa di più leggero. — Ah, e a proposito — disse con un sorriso accennato — mi chiedevo se potessi fare qualcosa per me. Vorrei mettermi in contatto con Ai, chiedergli se sa come contattare Shiki-san. Saresti così gentile da facilitare questo incontro in futuro?

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Davanti al cortile degli edifici della Seconda Brigata

Benkei ascoltò attentamente la puntualizzazione di Emilia, il suo sguardo riflettendo un'ombra di consapevolezza.
— Hai ragione, Emilia-san, — rispose con un sorriso leggero, — la connessione con la nostra Zanpakutō è davvero fondamentale. Senza di essa, le nostre capacità sarebbero limitate. È un aspetto che non possiamo trascurare.

Il suo sguardo si perse per un istante mentre pensava alla sua Zanpakutō, alla connessione che aveva con l'entità spirituale - e che aveva dovuto guadagnare, passando per lezioni durissime, spesso anche severe da parte di Daiseishi. Benkei sapeva bene quanto potesse essere difficile instaurare un rapporto con lo Spirito della Zanpakutō, considerando che spesso queste entità erano poco inclini al dialogo o manifestavano personalità complesse e misteriose.

— Non so se ti è mai capitato di farlo. — riprese.
— Affrontare il nostro Spirito è come affrontare un lato nascosto di noi stessi — disse, tornando alla conversazione precedente, — un'esperienza che può rivelare nuove profondità e potenziali dentro di noi, ma che allo stesso tempo richiede una comprensione profonda e un rispetto reciproco.

Il suo tono divenne più serio, riflettendo su esperienze passate. — Ci sono Shinigami che lottano per trovare un equilibrio con i loro Spiriti, e so quanto possa essere complicato. È un percorso che richiede tempo, pazienza e un profondo rispetto per la forza dentro di noi.

Mentre Benkei rifletteva sulla connessione tra Shinigami e Zanpakutō, una scintilla di determinazione si accese nei suoi occhi pigri. L'idea di confrontarsi con il proprio Spirito, di sondare le profondità della sua Zanpakutō, iniziò a germogliare come un seme nel terreno fertile della sua mente. Il suo sguardo si illuminò di un'intenzione determinata. Benkei sentiva la novità dell'idea risuonare nella sua mente, un concetto che non aveva mai seriamente considerato prima. La pigrizia che solitamente caratterizzava il suo approccio alle sfide stava cedendo il passo a una curiosità inaspettata. L'idea di sfidare qualcuno non solo come una prova di forza, ma come un'opportunità per esplorare e migliorare la connessione con la sua Zanpakutō cominciava a prendere forma.

— Chissà, — rifletteva, — forse questa potrebbe essere la chiave per approfondire la relazione con la mia Zanpakutō. Un confronto con altri Shinigami non solo fisico ma anche spirituale, una danza di lame e volontà che potrebbe rivelare nuove strade per entrambi.

Seireitei,
Davanti al cortile degli edifici della Seconda Brigata

Emilia sollevò un valido punto, uno che Benkei non aveva considerato appieno nella sua momentanea ondata di entusiasmo, ma del quale era ben cosciente, visto che era esattamente ciò che era successo a lui. — Hai ragione, Emilia-san, — ammise con un sorriso di riconoscenza. — La fretta potrebbe rovinare il percorso anziché migliorarlo. È vero, lo sviluppo del legame con la Zanpakutō richiede tempo e dedizione. Credimi, lo so molto bene.

Le parole di Emilia risuonarono nella sua mente, un richiamo alla pazienza e alla consapevolezza del proprio percorso. — Ogni cosa ha il suo tempo, — ripeté tra sé. — Forse, invece di cercare una soluzione immediata, basta semplicemente abbracciare il processo e permettere al legame di crescere naturalmente. Tuttavia, vi sono momenti in cui è necessario che sia noi che le nostre Spade siamo in grado di farci trovare pronti, per il Gotei e la Soul Society.

Quando Emilia sollevò il dubbio sulla danza di lame, Benkei ridacchiò leggermente, riconoscendo la vaghezza della sua espressione. — Eh, forse sono stato un po' poetico. — ammise. — Intendevo dire che una sifda fra due Shinigami potrebbe essere un modo per le nostre Zanpakutō di 'danzare' insieme, imparando e migliorandosi a vicenda. —

Fece una pausa, cercando di spiegare meglio. — In sostanza, potrei cominciare a vedere un incontro fra due Shinigami come un modo per esplorare e comprendere meglio la connessione con le nostre Zanpakutō, una sorta di dialogo tra spiriti attraverso il combattimento.